Oratorio di Santa Caterina D’Alessandria

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Oratorio di Santa Caterina d'Alessandria

L’Oratorio di Santa Caterina D’Alessandria, dal 1946 sede dell’Ordine dei Cavalieri Gerosolimitani del Santo Sepolcro, si trova in via Monteleone, la strada che da Piazza Olivella conduce in via Roma.

La storia dell’Oratorio

La primitiva sede, voluta dall’antica confraternita di S. Caterina fu realizzata negli ultimi anni del XVI secolo nel quartiere  dell’Olivella nei pressi del sito dove sorgeva una chiesa dedicata a Santa Rosalia, che nel 1415 era stata concessa dal cardinale Ubertino de Marinis alla confraternita di S. Caterina. Infatti, secondo tradizione, in questo quartiere il principe Sinibaldo, padre della Santuzza, possedeva una villa dove la Santa abitò da fanciulla.
In questo luogo successivamente fu costruita la chiesa di S. Ignazio, della congregazione di S. Filippo Neri e i Padri Filippini, per compensare i confratelli di Santa Caterina, si impegnarono a costruire nella nuova chiesa di S. Ignazio una cappella dedicata a S. Rosalia e a ricostruire l’oratorio in altro sito. Il nuovo oratorio di Santa Caterina fu realizzato tra il XVII ed il XVIII secolo poco più avanti, proprio all’inizio di via Monteleone “distante un tiro di sasso dalla chiesa di S. Caterina” (Mongitore).

La vita di Santa Caterina

Per una migliore comprensione delle opere all’interno dell’Oratorio, bisogna fare qualche cenno sulla vita della Santa.
Di S. Caterina d’Alessandria si sa che visse nel tardo 200 dopo Cristo e morì, molto probabilmente, il 25 novembre del 305. Di stirpe nobile, filosofa, saggia, eruditissima, abitava ad Alessandria d’Egitto. L’imperatore d’Oriente Massenzio, ivi recatosi, aveva ordinato a tutti i sudditi di immolare animali agli dei in segno di adorazione. Caterina si rifiutò di farlo e con i suoi servi si presentò davanti all’imperatore invitandolo a convertirsi al Cristianesimo. Fu così imprigionata e tutti i filosofi, sapienti e intellettuali che l’imperatore mandava per tentare di convincerla dell’erroneità del suo credo furono invece convertiti da lei al Cristianesimo. Anche l’imperatrice Costanza volle visitarla e fu convertita assieme ai suoi soldati di scorta. L’imperatore,  ordinò allora di sottoporla al supplizio delle ruote appuntite, un terribile strumento di tortura appositamente costruito per martoriare la Santa. Ma per l’intercessione di un angelo Caterina si salvò e le ruote stritolarono una moltitudine di soldati pagani. Infine Santa Caterina fu fatta decapitare come l’imperatrice: ma all’atto della decapitazione dal collo della Santa invece del sangue sgorgò latte, e il suo corpo salì con gli angeli sul monte Sinai in un sepolcro da cui sarebbero stillati latte e olio che guarivano ogni male.

La fabbrica dell’Oratorio

Il prospetto principale, che risale probabilmente al 1740, è di semplici fattezze. Delimitato ai bordi da due lesene troviamo un portale in pietra con volute e architrave aggettante, sormontato da una finestra che dà luce alla cantoria, decorata dalla conchiglia e dalle doppie volute laterali. Tutto sovrastato da un cornicione d’attico a due “pire di pietra”. Dall’ingresso principale si accede attraverso un portone ligneo finemente lavorato, in un piccolo vestibolo dove sulla parete centrale tra le due usuali porticine d’ingresso all’aula vi è un dipinto su tela che raffigura la Vergine con il Bambino in braccio, mentre sta per porgere un anello a Santa Caterina (Lo Sposalizio mistico di S. Caterina), probabilmente di Gaspare Bazzano detto “ lo Zoppo di Ganci”.

Oratorio Santa Caterina volta by Stendhal55 Creative Commons 4.0 via Wikipedia.org

La magnifica decorazione a stucco dell’interno dell’oratorio è opera di Procopio Serpotta figlio naturale di Giacomo che fu membro della confraternita assieme al figlio Giovan Maria. La decorazione è caratterizzata da una serie di statue allegoriche realizzate lungo le pareti laterali e nella parete d’ingresso dell’oratorio, per la scelta delle quali Procopio Serpotta si ispirò alla tradizione secondo cui la Santa sin dal medioevo, è considerata patrona della cultura; così le figure allegoriche, prevalentemente muliebri, simboleggiano la Dialettica, la Fisica, la Geometria, la Teologia, la Retorica, l’Etica, la Geografia, l’Astrologia, la Scienza e la Sapienza.

Accanto all’arco di trionfo sono collocate, inoltre le statue delle Sante vergini palermitane, S. Ninfa e S. Oliva, e più accostate ai lati del quadro dell’altare maggiore raffigurante “Il Martirio di S. Caterina”, troviamo S. Agata e S. Rosalia che affiancano il dossale dell’elegante altare ligneo. Ogni finestra dell’oratorio ha il timpano arricchito da putti che sostengono targhe e medaglioni con la semplice funzione decorativa.

Pregevoli sono le opere pittoriche: oltre al già citato “Martirio di S. Caterina” attribuito a al pittore Giuseppe Salerno (anche lui chiamato lo Zoppo di Ganci) dell’altare maggiore, al centro della parete d’ingresso troviamo il dipinto su tavola cinquecentesco raffigurante la “Madonna col Bambino” del raffaellesco Vincenzo degli Anzani da Pavia.

Ai lati dell’altare altri due pregevoli dipinti del XVII secolo: a sinistra una tela con “S Caterina che disputa con i sapienti” e a destra un’altra raffigurante “S. Caterina in carcere che riceve la visita dell’imperatrice Costanza”. Nella volta del cappellone un affresco che raffigura “Il trionfo di S. Caterina”, eseguito da Antonino Grano e portato a compimento dal figlio Paolo dopo la morte del padre. Anche gli scanni lignei neoclassici, allineati ai lati dell’oratorio,dove i confratelli si sedevano per assistere alle cerimonie contribuiscono all’apparato iconografico dell’oratorio, le quattordici tavole elittiche dipinte nelle spalliere raccontano le storie della Santa Martire.

Particolarmente prezioso è lo scanno ligneo di mogano riservato ai superiori che troviamo nella parete d’ingresso (secondo quarto del XVIII secolo), in legno dorato intarsiato con avorio e madreperla. Lo splendido pavimento in marmi policromi che come un tappeto disegna figure geometriche con al centro una stella ad otto punte, simile a quelli di S. Cita e S. Lorenzo, fu realizzato dai maestri Gioacchino e Nicolò Vitagliano nel 1730. Lo stato di conservazione attuale dell’oratorio, che dal 1946 è affidato all‘Ordine dei Cavalieri del S. Sepolcro non è ottimale, ma nel complesso più che accettabile.

Nicola Stanzione

Aperto tutti i giorni tranne il lunedì dalle ore 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00
Per informazioni rivolgersi all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, delegazione di Palermo

foto copertina by Stendhal55CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons

 

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Nicola Stanzione
Nicola Stanzione
Innamorato di Palermo ed esperto dei suoi palazzi storici, monumenti, usi, costumi e tradizioni

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