Una passeggiata alla scoperta delle antiche porte di Palermo

un viaggio tra architettura, storia e qualche leggenda intorno alla Palermo storica

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Quante erano le antiche porte di Palermo? Probabilmente solo quattro al tempo della prima espansione della città dopo la sua edificazione nell’VIII secolo a.C. Sarebbero diventate nove durante l’epoca arabo-normanna e infine 19 dopo l’ampliamento delle fortificazioni della cinta muraria a partire dal XVI secolo d.C.
Ed oggi? Quante ancora ne esistono? Andiamo a scoprirlo insieme.

Da funzione difensiva a simbolo del potere dominante

Le porte di Palermo, oltre alla loro funzione difensiva, hanno rivestito un ruolo importante nella vita sociale ed economica della città. Erano punti di controllo per l’ingresso delle merci, luoghi di riscossione di dazi e gabelle e, in certo qual modo, simboli del potere e della prosperità cittadina. La loro architettura rifletteva l’importanza che esse assumevano nel contesto urbano, per questo dalle semplici e squadrate porte del periodo arabo-normanno, col tempo, sono diventate spesso monumentali strutture architettoniche.
Limite tra il tessuto urbano e le campagne circostanti, erano controllate dai “portari” che le aprivano la mattina per richiuderle la sera.

Per scoprire la storia e la posizione delle porte di Palermo dobbiamo immaginare di percorrere le antiche mura della città di Palermo seguendo il tracciato che un tempo delimitava la città medievale. Magari facendo una passeggiata lungo il percorso che le racchiudeva. Si tratta di circa 7 km da percorrere a piedi che le persone allenate potrebbero fare in un’unica soluzione. Oppure a tappe da eseguire a più riprese e nel frattempo godere del bel clima della città con una passeggiata salutare per il corpo e per la mente. 

Lungo il nostro cammino, incontreremo alcune delle porte che hanno assistito al passaggio dei secoli e al susseguirsi di dominazioni e culture. Molte, infatti, sono scomparse, come quelle più antiche che un tempo chiudevano la Palermo araba, ma delle diciannove Porte di Palermo “moderne”, nove sono ancora esistenti, alcune rimaneggiate, spostate, inglobate nel tessuto urbano, e tuttavia ancora presenti e riconoscibili.

Vogliamo scoprirle: siete pronti? Scarpe comode, zainetto con l’acqua e andiamo!

Una passeggiata alla scoperta delle antiche porte di Palermo

Cominciamo il nostro percorso da piazza Indipendenza, esattamente sotto il bastione di San Pietro del Palazzo Reale. Questo baluardo a forma pentagonale è in ottimo stato nonostante abbia più di 450 anni! Fu eretto per volere di Ferrante Gonzaga come difesa del lato occidentale della città e portato a termine intorno il 1560. 

porte di Palermo - porta nuova
Porta Nuova

Procedendo verso sinistra incontriamo la nostra prima tappa: Porta Nuova, certamente la più bella e monumentale delle porte di Palermo. Costruita nel 1538, fu gravemente danneggiata nel 1667 a causa di un’esplosione, ma venne prontamente restaurata. Si erge maestosa come uno dei principali ingressi della città, da quando venne ingrandita e resa monumentale in onore dell’ingresso di Carlo V a Palermo.

Si trova all’estremità occidentale del Cassaro. Originariamente si chiamava Porta dell’Aquila e poi Austriaca, ma il popolo continuò a chiamarla Porta Nuova.
Una curiosità: proprio all’interno dei locali costruiti sopra il varco della porta, si consumava la relazione adulterina tra il Viceré Marcantonio Colonna e la bella Eufrosina Siracusa Valdaura. Se sei interessato puoi leggere “Un’intrigata vicenda d’amore e di passione nella Palermo di fine 500”.

Continuando verso corso Alberto Amedeo, possiamo vedere ancora esistenti le possenti mura che chiudevano la città da questa parte. Dopo un centinaio di metri incontreremo piazzetta D’Ossuna dove si apriva la non più esistente Porta D’Ossuna, demolita nel 1872. Nella parte sinistra della piazzetta si vede il superstite sperone dove era ancorata la porta.

Più avanti il grosso bastione della Balata o della Guccia è ancora riconoscibile nonostante le superfetazioni lo abbiano quasi seppellito, mentre del Bastione d’Aragona o della Concezione non rimane che un rudere sotto il piano stradale davanti al palazzo di Giustizia. Il muro continuava lungo la via Mura di San Vito, un tempo interrotte all’incrocio con via Porta Carini dove si apriva la porta che oggi è stata spostata più avanti in via Volturno.

Della Porta Maqueda che si trovava quasi al centro di piazza Verdi non rimane più nulla. Aperta nel 1600 in corrispondenza dell’omonima strada, all’altezza dell’“orecchione” del baluardo di san Giuliano, fu demolita nel 1875 per la costruzione del teatro Massimo. 

Da piazza Verdi scendiamo verso il mare senza più incontrare nessun rudere che ci ricordi la cortina muraria a nord della città. Nell’odierna piazza san Giorgio dei Genovesi, dove oggi si trova la caserma della Guardia di Finanza, si apriva l’omonima porta di San Giorgio. Era una delle più antiche della città, risaliva a prima del 1194, ricostruita in forma più monumentale e dedicata a Santa Rosalia fu abbattuta nel 1853.

Una curiosità: Nelle cronache storiche della città, la porta di S. Giorgio era famosa per il macabro rito, in uso fino alla prima metà del XIX secolo, di appendere a dei ganci le teste dei condannati a morte, chiuse in apposite gabbie.

Proseguiamo verso la Cala, il vecchio porto di Palermo, dove si aprivano cinque porte: 

  • Porta di Piedigrotta così chiamata per via dell’immagine di Maria Addolorata venerata in una grotta sul porto di Palermo, demolita nel XIX secolo.
  • Porta della Calcina all’altezza della clinica Triolo-Zancla, riemersa miracolosamente tra le case e restaurata recentemente. Certamente doveva essere una porta “di servizio” e per questo neppure citata nelle vecchie mappe della città.
  • Porta Carbone o Porta della legna, che deve il suo nome dai grandi cumuli di legna e carbone, provenienti dalle città vicine, che venivano accumulati nello spiazzo antistante al portale, prima di essere stoccati nei magazzini o distribuiti al dettaglio.
  • Porta della Pescaria costruita nel 1596 in sostituzione di una preesistente, posta nelle vicinanze. Si trovava accanto alla chiesa della Catena. Il nome era legato al mercato del pesce che si svolgeva nei suoi pressi. Già alla metà del 1700 doveva essere chiusa e ben presto inglobata in una delle case del luogo.
  • La Porta della Dogana era la più importante tra le cinque porte che si aprivano alla Cala infatti era conosciuta da tutti perché attraverso di essa passavano le merci che dovevano entrare in città, ma non prima di avere provveduto a pagare i dovuti dazi. Era adiacente alla chiesa della Catena e venne abbattuta nel 1852 per “esigenze di traffico”.
porte di Palermo - porta Felice
Porta Felice vista dal Cassaro

Svoltando a destra ci troviamo nel foro Italico dove si apre Porta Felice, il monumentale ingresso in città dalla parte del mare. Dalla porta, aperta nel 1582, si entra al Cassaro che con una linea diritta raggiunge l’altra porta monumentale dall’altro lato della città: la ben visibile porta Nuova.

Proseguendo costeggiando le mura delle Cattive raggiungiamo piazza della Kalsa che si collega al Foro Italico attraverso Porta dei Greci. Costruita nel 1553, prende il nome dall’antica porta greca, attraverso la quale il Conte Ruggero entrò trionfante alla conquista di Palermo.

Un tempo si stagliava alla sua sommità una bella aquila marmorea, oggi, è sormontata dal Palazzo Forcella De Seta, un’affascinante dimora dal raffinato eclettismo ottocentesco.

Raggiungiamo la via Lincoln. Lungo il percorso è ancora visibile dietro i caseggiati, il Bastione dello Spasimo e subito, all’altezza della via Nicolò Cervello, si apre la Porta Reale Carolina, aperta nel 1788 per facilitare l’accesso alla Villa Giulia. Fu costruita in posizione più avanzata rispetto alle antiche mura, allineandosi con le cortine edilizie. Oggi praticamente è irriconoscibile, sembrando solo una rientranza dalla linea delle abitazioni.

Nulla rimane invece della Porta di Termini, all’incrocio tra corso dei Mille e via Milano. Menzionata in un documento del 1171, fu demolita nel 1852. Sopra vi era costruito il grande oratorio della Pace che conferiva alla porta un aspetto monumentale, ma il governo borbonico, infastidito per le continue rivolte che si sollevavano nei suoi pressi, a piazza Rivoluzione, decise di farla abbattere. 

Superata la piazza Giulio Cesare, ecco comparire Porta di Vicari (o Sant’Antonino): edificata in occasione del taglio della via Maqueda, fu ricostruita nel 1789 in una posizione più avanzata rispetto alla precedente che era una galleria scavata nel Baluardo di Sant’Antonino.

Proseguendo per corso Tukory saremo senz’altro attratti dalla bellissima Porta Sant’Agata. Questa porta è una delle meglio conservate delle porte di Palermo e ci riporta all’epoca medievale. Attraversando la porta si raggiunge Piazza Ballarò ed il relativo mercato storico.
Una curiosità: secondo una tradizione leggendaria molto antica, la Vergine Sant’Agata uscì da questa porta quando si recò a Catania a subire il martirio.

porta Mazzara oggi
Porta Mazzara

Alla fine di corso Tukory si apre Porta Mazzara. Originariamente costruita in epoca normanna, ha subito diverse modifiche nel corso dei secoli fino ad essere inglobata nel Bastione di Pescara.
Nel 1638, nei suoi pressi venne aperta Porta Montalto poi demolita nel 1885, insieme al bastione, riportando alla luce l’antica Porta Mazzara. 

Percorriamo via dei Benedettini superando la chiesa di San Giovanni degli Eremiti fino in fondo la strada, giungendo alla piazza della Pinta. Da qui giriamo a sinistra e attraversiamo virtualmente l’ultima porta che ci manca: Porta di Castro, aperta nel 1620 all’estremità dell’odierna via Porta di Castro, e demolita nel 1879.

Una curiosità: come riferiscono le cronache del tempo, nel novembre del 1666, la piena trovò la porta di Castro sbarrata e, grazie ad “un miracolo di Santa Rosalia”, essa resistette alla furia dell’acqua limitando di conseguenza i danni e le vittime.

Fine della passeggiata

Altri pochi metri ed eccoci arrivati al punto di partenza, una bella passeggiata alla scoperta delle porte di Palermo, magari saremo un po’ stanchi, ma credo soddisfatti! 

Saverio Schirò

Fonti:

  • Elena Pezzini, Un tratto della cinta muraria della città di Palermo, in Mélanges de l’École française de Rome. Moyen-
  • Age, tome 110, n°2. 1998. pp. 719-771; in persee.fr
  • Roberta Sciortino, Archeologia del sistema fortificato medievale di Palermo. Nuovi dati per la conoscenza della seconda cinta muraria (tardo X-XII secolo), Archeologia Medievale XXXIII, 2006
  • Giuseppe Russo, Fortificazioni e Spazio urbano a Palermo, tesi di laurea, Sapienza Università di Roma Facoltà di Lettere e Filosofia Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici in academia.edu
  • R. La Duca, Quali porte urbane rimangono ancora? in Giornale di Sicilia 16 maggio 2000
  • Valeria Brunazzi, L’epoca della costruzione delle mura urbiche di Palermo e annotazione del rilievo di un loro tratto, appendice di “Palermo Medievale”, atti dell’VIII Colloquio Medievale tenutosi a Palermo dal 26 al 27 aprile 1989 in academia.edu
  • Carmelo Lo Curto, Maria Teresa Mascari, Angela Gabriella Salvagio, Porta Mazara : un monumento riscoperto, Palermo 2014, in academia.edu

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

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