Silenziosa e appartata nella omonima Piazza S. Francesco, uno degli angoli più suggestivi del centro storico di Palermo, si erge nella sua severa monumentalità la Basilica San Francesco d’Assisi, certamente tra le più illustri e significative chiese palermitane per pregio d’arte e valore storico.
Un monumento di enorme rilevanza architettonica, un museo vero e proprio per la quantità e il pregio delle opere d’arte in essa custodite. Un autentico scrigno di storia e di capolavori d’arte dei più grandi artisti siciliani e non solo, che qui lasciarono opere di straordinaria bellezza.
La costruzione ebbe inizio nel 1254, sui resti di una chiesa precedente distrutta nel 1240 dall’imperatore Federico II, e si concluse attorno al 1277. La parte più integra della chiesa è certamente la sua superba facciata di gusto tardo- romanico, notevole per il suo equilibrio compositivo, rimasta pressoché indenne da rifacimenti di epoche successive.
La facciata
Adornata da uno stupendo portale trecentesco dove si incentra, come nel crescendo di una sinfonia, tutto il movimento della facciata e dove ancora campeggiano le insegne della potente famiglia dei Chiaramonte che ne furono i committenti.
Nella strombatura del portale, a piani digradanti si allarga la cornice dell’arco ogivale, i cui motivi a zig-zag, derivanti dall’arte islamica, sono stati paragonati a ” onde concentriche che, in un mare increspato, si allargano in semicerchi solenni”.
Completa la facciata il preziosissimo rosone; una ruota marmorea, che pare vorticare col giro molteplice dei suoi archetti e dei suoi raggi attorno all’immobile “Agnus Dei”. Distrutto dal terremoto del 1823 fu ricostruito magistralmente dall’architetto Patricolo alla fine del XIX secolo: esemplato su quello della coeva chiesa di S. Agostino.
La Basilica
L’impianto planimetrico della costruzione primitiva era molto simile all’attuale, ma la chiesa originaria mancava di cappelle ed aveva sui muri esterni delle navate laterali una serie di sedici magnifiche bifore di stile gotico, delle quali ancora rimane qualche traccia.
A partire dalla prima metà del trecento vennero edificate le prime cappelle in stile gotico chiaramontano, caratterizzate da robusti costoloni e con intarsi di pietra lavica sul tufo grigio. Di seguito a partire dal XV secolo ne furono aggiunte altre in nitide forme rinascimentali; la più bella è senza dubbio la “Cappella Mastrantonio” (1468-1470) di Francesco Laurana e Pietro da Bonitade, dove gli autori abbandonato il goticismo verticalizzante adottano la chiara linea dell’arco romano: questa opera segna l’introduzione delle forme rinascimentali nell’arte siciliana.
Sempre nello stesso secolo il primo iniziatore del Rinascimento a Palermo Domenico Gagini, realizzò a S. Francesco, committente il “magnifico” pretore Pietro Speciale, lo splendido monumento funebre del suo unico figlio, Nicolò Antonio.
Ma ogni secolo ha lasciato nel tempio francescano la sua impronta.
Nel XVII secolo fu arricchita di stucchi, di preziosi affreschi e soprattutto della meravigliosa cappella dell’Immacolata, una delle opere più rappresentative del barocco palermitano, col suo fastoso addobbo di marmi mischi policromi di squisito disegno.
Nel seicento le vicende della chiesa francescana si intrecciano strettamente a quelle della città.
Nel giugno del 1624 per scongiurare la peste che desolava la città, l’allora pretore don Vincenzo del Bosco principe di Cattolica, a nome del popolo palermitano, tutto assembrato in piazza Pretoria, fece voto di professare il privilegio dell’Immacolato Concepimento di Maria fino allo “spargimento di sangue”, di offrire ogni anno alla Vergine un donativo di 100 onze nel giorno dell’Immacolata e di digiunare la vigilia.
Nel dicembre dello stesso anno, declinando la peste, la città solennizzò con “luminarie e processioni” la festa dell’Immacolata Concezione e il pretore offrì per la prima volta al simulacro argenteo dell’Immacolata, venerata in S. Francesco, le 100 onze promesse. Tale funzione si rinnovò puntualmente ogni anno ed anche oggi, il sindaco il giorno della festa dell’Immacolata offre alla Vergine su un bacile d’argento l’equivalente delle antiche cento onze.
Come il seicento donò alla chiesa duecentesca la decorazione a marmi mischi, così il secolo successivo vi lasciò i suoi stucchi, e a Palermo dire arte dello stucco è la stessa cosa di dire “Giacomo Serpotta”. Il grande artista realizzò in S. Francesco una serie di figurazioni allegoriche femminili, piene di raffinata grazia ed eleganza.
Sconvolta nel 1823 da una scossa di terremoto, la basilica duecentesca rinacque con vesti neoclassiche.
Nella seconda metà dello stesso secolo si sentì il bisogno di restituire la chiesa alla purezza delle sue forme originarie, ma i disastrosi bombardamenti della seconda guerra mondiale squarciarono ancora l’antica basilica. La ricostruzione pareva impossibile, ma l’amore e la tenacia dei padri francescani fecero risorgere ancora una volta il loro tempio, più semplice e nudo, tanto più simile all’antico eppure ancora tanto ricco di opere d’arte d’inestimabile valore accumulate attraverso i tanti secoli di vita di questo splendido monumento.
Orario messe: Chiese e luoghi di culto a Palermo
Nicola Stanzione
Ottima presentazione…. Linearia…. Chiara..e utile
. Grazie