Chiesa dell’Annunziata del Giglio a Palermo

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Nessuno può mettere in discussione il fatto che Palermo sia una delle più belle città d’Italia, che ha una lunga storia (a volte mortificata) e che possiede un immenso patrimonio artistico-culturale.
Questo patrimonio però andrebbe tutelato e salvaguardato. Invece, spessissimo, viene “offeso” e lasciato alla mercé del tempo e del degrado. Sono così tante le storie di “abbandono della cultura” in questa nostra città, che come un’overdose ne abbiamo perso il controllo. Antichi palazzi ed edifici religiosi dimenticati e abbandonati, erosi dall’incuria e dallo scorrere del tempo, scrigni di inestimabile valore lasciati al loro destino.

Oggi vi racconterò la storia di uno degli esempi lampanti di come trattiamo male la nostra città, un vetusto edificio che troviamo in vicolo Del Giglio, una piccola traversa di via Montesanto, nei pressi della stazione centrale, un luogo che merita assolutamente una menzione: la chiesa confraternale dell’Annunziata del Giglio.

Storia della Chiesa dell’Annunziata del Giglio

La chiesa fu innalzata a partire dal 1615 dalla Compagnia della SS. Annunziata del Giglio fondata nel 1597 dai Commissari della Corte Pretoriana, nella chiesa della Madonna dell’Itria alla Ferraria, che vollero realizzare, a loro spese, la costruzione di un nuovo oratorio nella “contrada delli Divisi” a cui, a fabbrica ultimata, attribuirono la propria titolazione.
Alcuni anni dopo, ai confratelli della compagnia venne concessa da parte dell’arcivescovo Giannettino Doria l’autorizzazione a seppellire i propri defunti nella “carnaia” sottostante l’aula; sono ancora visibili nel vestibolo le botole d’ingresso alla cripta sepolcrale.

L’immobile, danneggiato dai bombardamenti borbonici del 1860, alcuni anni dopo, fu oggetto di un intervento di restauro particolarmente impegnativo che gli conferì l’aspetto attuale; successivi lavori interessarono l’adiacente canonica.
Dal 1916 la chiesa venne concessa alla confraternita di Maria SS. Addolorata del Giglio, che si era costituita nel 1769 nel quartiere Albergheria, che vi si trasferì in seguito alla demolizione della sua originaria sede per la realizzazione del primo tratto di via Roma.
Estinta quest’ultima congregazione religiosa, il manufatto subì un lungo periodo di abbandono che lo ha portato ad un progressivo e incontrollato depauperamento.

Chiesa dell’Annunziata del Giglio come era

Chiesa dell'Annunziata del Giglio - ingresso
Chiesa dell’Annunziata del Giglio – ingresso

All’esterno la chiesa risulta inglobata tra costruzioni civili, oggi fatiscenti.
Essa presenta, al centro della semplice facciata, un elegante portale barocco con timpano curvilineo spezzato (unica emergenza qualificante del prospetto) fino a non molto tempo fa sormontato dallo scudo marmoreo con le insegne della Compagnia del Giglio.
Di fianco al portale troviamo una antica edicola votiva; oggi, chiusa con una grata in ferro, funge da finestra che da luce al vestibolo.

L’interno versa oramai in un totale stato di degrado e non conserva granché delle vestigia originali, tuttavia, pur nella sua decadenza è ancora bello e presenta alcuni elementi architettonici e decorativi di notevole pregio.

Il vestibolo

Dal portale d’ingresso si accede al vestibolo, dove si possono ancora osservare due piccole nicchie-acquasantiere dove, in quella di destra, era appeso il “Ruolo Secondo degli Uniti Maggiori del Miseremini” che elencava i superiori della compagnia dal 1753, con il marchese Pompeo Vannucci, al 1936, con il cavaliere Giovanni Librino.

Il piccolo vestibolo presenta un pavimento a scacchi in marmo e cemento e quello che rimane di una decorazione parietale che la ricopriva quasi totalmente, oggi praticamente illeggibile. La volta a crociera, caratterizzata da eleganti decorazioni a stucco a motivi fitomorfi, presenta, racchiuse entro dei tondi, i resti di pregevoli affreschi. Sempre nel vestibolo, a sinistra si apriva un vano oggi con il tetto crollato, un tempo adibito a sagrestia mentre, a destra, si trova un recente altarino ligneo e una cappelletta ricavata nello spessore della facciata dove era esposta una statua lignea dell’Addolorata.
Al centro della parete di controfacciata una coppia di angeli in stucco fortemente rovinati fanno da cornice all’ingresso dell’aula oratoriale.

L’aula
L’ingresso all’aula è sormontato da una settecentesca cantoria retta da due colonne lignee, che presenta tuttora, seppur deteriorata, una decorazione a finto cassettonato su fondo azzurro e fioroni dorati.
L’aula di forma rettangolare, oggi con la volta parzialmente crollata, riceve luce da quattro finestre incorniciate da stucchi poste in alto nelle pareti laterali. Essa conserva – sotto pesanti strati di polvere e depositi – solo pochi brani dell’originale pavimentazione maiolicata della prima metà dell’Ottocento.

Le pareti longitudinali presentano identica disposizione con due altari laterali preceduti da una nicchia. Nell’altare di sinistra era esposto un pregevole Crocifisso ligneo e, nello stesso lato, un tempo era situata la “vara processionale” con il simulacro della Madonna Addolorata, manufatto ligneo del XIX secolo. Sempre nelle pareti laterali, si possono intravedere tracce di cornici a stucco che chiudevano gli stalli lignei dei confratelli (oggi inesistenti).

Chiesa dell'Annunziata del Giglio - interno PW
Chiesa dell’Annunziata del Giglio – interno foto PW

Il fondo dell’aula a terminazione piatta presenta, ancora in discreto stato di conservazione, l’altare maggiore in marmo caratterizzato dalla pregevole edicola in stucco con lesene composite e capitelli dorati. Al sommo dell’arco due angeli in stucco grossolanamente ridipinti sorreggono un cartiglio; l’edicola è retta da una coppia di angeli sempre in stucco, con funzione di “telamoni” nell’atto di piegarsi per lo sforzo di sorreggerla.
Dietro l’altare, fino al 2002 anno in cui è stata trafugata, era collocata, entro una cornice quadrata in stucco, un pregevole dipinto della prima metà dell’Ottocento che raffigurava “l’Annunciazione di Maria” in cui compariva l’Arcangelo Gabriele che tiene in mano un giglio, simbolo di purezza e titolo della compagnia: nulla resta degli arredi interni originali.

Conclusioni

Dal novembre del 2001 l’edificio è stato chiuso per inagibilità e nel 2008, assai decadente, fu sequestrato per gravi carenze strutturali; sequestro reiterato nel 2018.
La proprietà dell’immobile che fa capo a Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, tra l’altro proprietario di diversi edifici storici palermitani, sembra che in passato abbia provato ad avviare un iter per il rilascio delle concessioni edilizie e contributi per il restauro del bene, con l’intento di restituirlo alla pubblica fruizione. Ma, purtroppo, a causa delle lungaggini burocratiche che certamente non aiutano, niente si è fatto.
Intanto il bene va in rovina “inagibile” e “chiuso”, e tutto questo tra l’indifferenza e l’irritante assenza degli organi preposti.

Nicola Stanzione

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Nicola Stanzione
Nicola Stanzione
Innamorato di Palermo ed esperto dei suoi palazzi storici, monumenti, usi, costumi e tradizioni

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