Storia della via Maqueda: il taglio della “Strada Nuova”

La storia della costruzione dell'asse viario che cambiò l'assetto urbano di Palermo

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Via Maqueda, un tempo conosciuta come “Strada Nuova”, è una delle strade più importanti e storiche di Palermo. Prende il nome dal duca di Maqueda, Bernardino de Cárdenas y Portugal, Viceré di Sicilia dal 1598 al 1601. Fu progettata in modo che fosse perfettamente perpendicolare alla strada del Cassaro creando una simbolica «Croce Barocca» che rappresentasse idealmente l’affermazione del cattolicesimo contro l’islamismo e i moti della Riforma luterana. 

In realtà, il progetto fu voluto dal Senato cittadino per migliorare la viabilità cittadina e nel contempo dare modo all’aristocrazia siciliana e ai potenti ordini religiosi di costruire lungo i fronti della nuova strada i loro palazzi residenziali e le meravigliose chiese e monasteri. 

Come era Palermo prima della via Maqueda?

Palermo alla fine del XVI secolo quando non esisteva la via Maqueda
Palermo in una mappa Braun_&_Hogenberg, 1588-97 via wikipedia.org

Per capire l’imponente progetto urbanistico che comportò il taglio della via Maqueda, partiamo dalla mappa di Palermo del 1588, quando la città era costruita sull’unico asse viario che era il Cassaro antico.

La strada, che era nata praticamente insieme alla città, collegava la zona collinare al mare, secondo uno schema a lisca di pesce, cioè con il dedalo di vie e viuzze che dalla via principale si sviluppavano fino alla cinta muraria.

Questo asse che divideva Palermo, raccoglieva nel suo percorso il potere politico e religioso della città: a partire dal Palazzo Reale, sede del Viceré, proseguiva con la Cattedrale, sede arcivescovile e si concludeva con il Palazzo Pretorio, sede dell’amministrazione civica.

A partire dal 1567 la strada del Cassaro era stata prolungata fino al vecchio carcere della Vicaria, durante il vice regno di Garçia de Toledo, da cui prenderà il nome, e poi fino a Porta Felice, per volontà del viceré Don Marcantonio Colonna

Altre strade erano state realizzate dentro le mura per far fronte alle richieste di nobili o ordini religiosi e tuttavia mancava ancora un valido collegamento tra la parte Nord e Sud: per attraversare la città bisognava percorrere tragitti tortuosi e frammentati per via del tessuto urbano medievale, e soprattutto con notevoli dislivelli, che rendevano assai difficoltoso il traffico veicolare.

Per questo, il Senato cittadino aveva ipotizzato la costruzione di una strada che intersecasse il Cassaro ma, vuoi per le enormi previsioni di spesa, vuoi per la difficoltà dell’opera di sventramento, il progetto rimaneva solo nelle intenzioni. Finalmente, nel 1596, il consiglio civico deliberò che era giunto il momento di realizzare questo rettifilo di cui si parlava da anni, giustificando la previsione di spesa all’amministrazione spagnola anche nella prospettiva sociale di dare un “refrigerio economico” alla popolazione che soffriva per il momento di recessione e declino che la Sicilia stava attraversando in quel periodo.

Quattro anni dopo, nel 1600, il viceré Bernardino de Cárdenas ebbe il benestare della Corona per accogliere il progetto del Senato, acquisendo in questo modo l’opportunità di promuovere la propria immagine e quella del proprio casato.
L’asse viario, prima di assumere il nome di via Maqueda, sarebbe stato conosciuto dai palermitani come “Strada Nuova”, ma le porte alle sue estremità ebbero il nome di Cárdenas e Manriquez, cioè del Viceré e della moglie Luisa Manriquez, come attestato da due lapidi, ora perdute, che erano poste ai limiti della strada, salvo poi cambiare denominazione in Porta Maqueda e Porta di Vicari, in onore del Pretore del tempo.

La realizzazione della “Strada Nuova”

I lavori per la realizzazione della nuova strada furono ufficialmente aperti il 24 luglio del 1600 con una cerimonia pubblica durante la quale il viceré dava una simbolica picconata con un martello in argento dorato realizzato appositamente. 

Il via era stato dato, ma il percorso era ancora lungo e complicato: si trattava di demolire  quasi un chilometro e mezzo di case per un fronte di circa undici metri! Un intervento urbanistico piuttosto complesso, considerando che eravamo che nel 1600! Non c’erano ruspe, né escavatori per le demolizioni, e neppure strumenti sofisticati per prendere le misure, e tuttavia alla fine dei lavori, la strada Nuova risultò un perfetto rettifilo perpendicolare al centro del Cassaro, come è facilmente verificabile oggi che abbiamo le mappe aeree.

Ma come hanno fatto?

Protagonisti furono i tecnici, guidati dal direttore dei lavori l’ingegnere del Regno Orazio Del Nobile. Naturalmente il tracciato fu ampiamente studiato per parecchi mesi e vennero identificati i varchi che dovevano crearsi nelle mura della città per aprire le due nuove porte. Quella del lato Sud, corrispondeva all’altezza del bastione di Sant’Antonino, nel quale venne scavato un tunnel, contemporaneamente all’inizio delle demolizioni.

Stabilito il percorso, lunghi pali (chiamati intinni) venivano piantati negli spazi liberi e altri più piccoli sui tetti delle case. Una volta collegati tra di loro con una lenza, ne venne fuori un tracciato aereo della strada che identificava tutte le costruzioni da demolire all’interno di questo tragitto.

Ricostruzione ideale realizzata con AI Bing Image Creator

Le costruzioni furono espropriate, in forza del «Privilegio Toledo e Maqueda» (che consentiva l’esproprio per pubblica utilità) e liquidate col pagamento di un indennizzo.

Così, a partire dall’incrocio con la strada Toledo, dove anni dopo, sarebbe stato costruito il teatro dei Quattro Canti, muratori, manovali e maestri d’ascia procedettero nelle operazioni di demolizione, agendo contemporaneamente in più punti.

Quando le demolizioni furono completate, il tragitto si presentò come un cumulo di macerie da rimuovere e dislivelli, anche di parecchi metri, da appianare. Pensate che tra i mercati della Conceria e della Bocceria fu necessario costruire un tratto sopraelevato tramite un ponte con archi in pietra che lasciava un varco per consentire il passaggio.

Solo nell’agosto del 1602 la strada cominciò ad essere percorribile, mentre nobili, ordini religiosi e Compagnie sin da subito si contendevano gli spazi per costruire i loro edifici (è dell’agosto del 1601 la posa della prima pietra della chiesa di Santa Ninfa dei Crociferi, la prima ad essere stata costruita).

Per vedere la via Maqueda completata doveva passare ancora un secolo e oltre. Nel 1620 fu completato l’impianto dei Quattro Canti (piazza Vigliena) che avrebbe realizzato quella «croce barocca», tanto carica di simbolismo religioso e nel contempo, dal punto di vista amministrativo, Palermo perdeva la vecchia suddivisione in cinque quartieri, a favore dei quattro mandamenti: la Loggia (la Vucciria), la Kalsa, l’Alberghiera e il Seralcadio (Il Capo).

Lentamente si svilupparono le due magnifiche cortine formate da palazzi aristocratici, chiese e conventi che, dietro le eleganti facciate barocche, nascosero i vecchi quartieri medievali abbandonati in uno stato di degrado. Alla fine l’immagine sarà decisamente quella di una via barocca, abbastanza coerente come unità architettonica, ma purtroppo, poco godibile visivamente per le ridotte misure della larghezza della strada.

La via Maqueda oggi

Via Maqueda oggi
Via_Maqueda by kajikawa via wikipedia.org CC BY 3.0

Nonostante i catastrofici interventi urbanistici del “Sacco di Palermo” degli anni 50 e 60, la via Maqueda è rimasta relativamente indenne dall’attività cementizia di quel periodo.

Bene o male, il suo assetto urbanistico si è mantenuto, anche se alcuni dei Palazzi storici non siano nelle migliori condizioni: le facciate annerite dallo smog sono andate via via deteriorandosi sempre più ed anche molti interni sono rimasti per anni abbandonati o segmentati in mini appartamenti da affittare a persone extracomunitarie, che di fatto hanno creato un satellite afro-asiatico nella zona al di sotto del palazzo Pretorio.

Certo, qualcosa andrebbe ancora riveduta e regolamentata, tuttavia, ultimamente, grazie alla crescita del circuito turistico e ad una moderna visione dell’Amministrazione Comunale, la via Maqueda, insieme al Cassaro, è stata resa pedonale restituendo di fatto il Centro Storico al “passeggio monumentale” dei palermitani e dei turisti che sempre più numerosi visitano la città. 

Saverio Schirò

Fonti:

  • Maurizio Vesco, Dal rettifilo alla croce: l’apertura di strada Maqueda a Palermo, in ArcHistoR, n. 4, 2015
  • Leonardo Mercatanti, Giovanni Messina, Dinamiche geo-commerciali nel Centro Storico di Palermo.  Il caso di via Maqueda, in  Girolamo Cusimano ED, Le strade del commercio in Sicilia, Analisi e ricerche sul campo, FrancoAngeli edizioni, Milano 2019
  • Rosario La Duca, Il taglio della via Maqueda – La città nel XVII secolo – L’inizio della villeggiatura, in ID, Palermo ieri e oggi, La città, Vittorietti editore, Palermo 2006
  • Immagine di copertina elaborata da Bengt Nyman via wikipedia.org CC BY 3.0

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

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